giovedì 20 marzo 2008

Non solo monnezza

Non solo monnezza napoletana ma di tutto e di più in questo disgraziato Paese e anche a voler fare una raccolta differenziata, finisce che non si sa più in che sacco specifico metterla, o forse sarebbe meglio dire nasconderla.
Già i fatti di Napoli e le immagini alla televisione sono a dir poco allucinanti. Impensabili. Scene che non si vedono nemmeno nei documentari di denuncia sulle bidonville dei Paesi del terzo mondo. Ma per quei luoghi di vera miseria, di degrado umano intollerabile perché profondamente ingiusto, si può anche cercare di capire, mentre per quello che avviene qui da noi, No. Non si può.
Qui la miseria non c’entra e nemmeno l’ignoranza. Non c’entrano nemmeno gli abitanti ai quali si può addebitare solo l’impotenza o l’incapacità di reagire a tanto delittuoso degrado.
Qui è la classe politica, l’amministrazione della cosa pubblica scesa a livello da terzo mondo che va indagata alla ricerca di responsabili che, una volta trovati, “devono” essere puniti. C’è bisogno di una pulizia generale e drastica nei confronti di coloro che fanno politica per arraffare il più possibile e di tutti quelli che come zecche si attaccano a questo potere per spartirsi il sangue della gente, per averne benefici alla faccia dei più e della loro fatica per vivere.
E non è solo qui la monnezza del Paese: c’è una classe politica che, salvo rari professionisti che credono in ciò che fanno per il Paese, è composta da ignoranti e prepotenti, gente convinta di essere onnipotente e che, credendosi anche intelligente, se ne frega di tutto e di tutti gli altri che invece sono considerati degli stupidi con il livello intellettuale dei polli da batteria.
Altro che casta, qui si tratta di una classe politica che si crede degna di vivere all’Olimpo, da dove può dirigere il mondo mentre osserva annoiata e satolla il popolo bue che nulla può decidere e tutto deve subire.
Una classe fatta di parole e molto raramente di fatti, che si barcamena, comodamente seduta sulle poltrone del potere lanciando proclami e va alla ricerca di ogni possibile pelo nell’uovo per distinguersi dalla massa dei colleghi, soci commensali della grande abbuffata. Gente sempre più fuori della vita reale degli elettori, che si nutre di oratoria e di retorica mentre stipendi e pensioni, le loro naturalmente, lievitano alla faccia di tutti noi che sempre meno illusi stiamo ad aspettare la soluzione dei nostri problemi e delle nostre paure.
Intanto passa il tempo ed il Paese è in alto mare, senza vele e senza motore, senza nessuno valido in plancia, costretto a subire stratempi politici e giudiziari, recessioni e scandali, con la consapevolezza che dovrà cavarsela da solo. Arrangiarsi per rimanere a galla, mentre l’unico rumore non è il vento delle riforme e del miglioramento, ma il chiacchiericcio inconcludente che giunge dal ponte di comando.
Vostro Gatto Filippo

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